BULBI DI ZAFFERANO BIOLOGICI
Può essere utile contro le frodi
Facendo riferimento alla produzione di bulbi di zafferano Biologici, alcune precisazioni:
La produzione Biologica è regolamentata dal regolamento CE 834/2007 e descrive alcuni requisiti per accedere alla certificazione (facoltativa) del prodotto.
In particolare lo zafferano ha due tipi di certificazioni non inclusive.
Cioè, la certificazione del prodotto Zafferano (spezia), non include la certficazione del Prodotto Bulbo (materiale da propagazione).
Ciò significa che un’azienda di produzione Bio deve avere due certificazioni Bio.
Nell’ immagine sotto è possibile vedere come si compongono i due certificati.
Questo avviene perché la produzione della spezia è diversa da quello del bulbo e avviene attraverso processi di produzione diversa.
Ad esempio è possibile diserbare con glifosate i campi di zafferano a Gennaio (bulbi non conformi a giugno) e ottenere una spezia conforme a Novembre. Per avere una spezia non conforme a Novembre dovrei “trattare” durante la fioritura.
Detto questo è importante verficare che il produttore abbia la certificazione del bulbo che prevede prima di tutto, per il rilascio della certificazione BULBI BIOLOGICI, l’autorizzazione fitosanitaria Regionale.
Se i bulbi non sono certificati, l’ente certificatore di chi acquista i bulbi non può autorizzare l’etichettatura del prodotto anche se si è già azienda biologica, senza il periodo di conversione.
Il regolamento 834/2007 all’art. 23 del titolo IV fa riferimento all’etichettatura dei prodotti :
“Uso di termini riferiti alla produzione biologica”
Questo ammazza le nostre aziende.
Nessun prodotti che non rispetta i requisiti del regolamento può essere pubblicizzato come biologico né utlizzare la parola Biologico nella propria comunicazione.
Il recente d.lgs. 20/18 dice:
A) Sanzioni relative al modello comunicativo
Salvo che il fatto costituisca reato, si applicano le sanzioni amministrative pecuniarie di cui in seguito.
– Impiego di diciture, termini o simboli tali da indurre in errore il consumatore sulla conformità del prodotto o dei suoi ingredienti alle regole UE (in etichetta, marchi commerciali, e più in generale l’informazione ai consumatori, anche tramite internet o sui documenti di accompagnamento), sanzione da € 7.000 euro a 18.000.
– Utilizzo irregolare di diciture relative alla produzione biologica (in etichettatura, presentazione e pubblicità, ovvero sui documenti commerciali, pena da 1.000 euro a 3.000 euro.
– Ricorso non conforme al logo ‘bio’ UE (in etichetta, presentazione e pubblicità dei prodotti), sanzione da € 600 euro a 1.800.
Chiarimenti
1) il prodotto “Spezia” per essere tale deve essere lavorato in un laboratorio che ha notificato la produzione bio ed è soggetto al controllo Di PROCESSO. La materia prima deve IN OGNI CASO provenire da una coltivazione BIO e deve essere garantita la tracciabilità della stessa
2) un bulbo da riproduzione è bio quando proviene da una coltivazione su terreno già BIO (conversione terminata). Idem per i pistilli: sono bio se provengono da coltivazione in terreni che hanno terminato il periodo di conversione
3) il regolamento per l’agricoltura BIO VIETA SEMPRE IL DISERBO CHIMICO.
4) il numero delle verifiche ispettive in azienda è in funzione della classe di rischio. Questa varia in base al tipo di azienda (produzione vegetale , trasformazione, produzione zootecnica, importazione o combinazioni di esse) ed in base alle non conformità rilevate in azienda.
Qualche info
il primo passo è la costituzione del fascicolo aziendale presso un CAA (centro assistenza agricola: ad esempio CAA Canápa, CAA liberi professionisti, Confagricoltura, CIA, Coldiretti etc..). Successivamente si deve presentare la NOTIFICA di coltivazione con metodo bio (sempre tramite CAA o associazioni bio o Agronomi o altri tecnici agricoli abilitati a lavorare su SIAN). Quando si compila la notifica, si deve scegliere un organismo di controllo e certificazione (CCPB, Valoritalia, Icea etc). Servirà quindi un Programma Annuale di Produzione e una Dichiarazione di Impegno (in genere gli OdC forniscono un modello per la compilazione agevolata di questo documento. Forniscono generalmente anche i registri aziendali ove si annotano le operazioni colturali, gli acquisti di mezzi tecnici e le vendite di prodotto).
Si inizia così la CONVERSIONE che dura 2/3 anni per i seminativi e 3 anni per gli arboreti.
Dopo la conversione OdC ti autorizza l’etichetta e da quel momento è possibile vendere il prodotto etichettato bio.
Partire da Bulbi già certficati bio permette di poter fare richiesta di un periodo di conversione minore (che è comunque a discrezione dell’ente).
Come spesso accade, le imprese che iniziano la coltivazione dello zafferano recuperano terreni abbandonati.
Se, attraverso prove (fotografie aeree, prove documentali ecc) è possibile dimostrare che quel campo precedentemente ai 3 anni non ha avuto coltivazioni, puoi richiedere l‘annullamento della conversione e la produzione Bio in deroga.
I costi della certificazione variano molto (da poche centinaia di euro a qualche miagliaia) a seconda dei campi, o il posssesso no un laboratorio, o se sono presenti altre produzioni.
Oltre ad essere una cultura (sopratutto lato allevamento) è qualcosa che da molto a livello commerciale perché oggi il bio è rimasto uno dei pochi baluardi di qualità ancora esistenti. Vale la pena certificarsi? Assolutamente sì.
I trend portano a pensare ad un consumo con un incremento dei prodotti certficati a due cifre nei prossimi 10 anni.
la certficazione bio ti permette di accedere a mercati dove sia il comportamento del consumatore sia la capacità di spesa sono diversi e più ad alto valore.
mediamente il bio ha un costo del 30% ed ha un’immagine molto più “sana” rispetto le produzioni convenzionali e km0.